È una questione, quella della stabilizzazione dei precari in sanità, sollevata più volte e sottoposta al governo, in particolare al ministro della Sanità, Roberto Speranza.
Si tratta di oltre 66 mila precari, tra medici, infermieri e personale tecnico, assoldati per il periodo dell’emergenza covid e che costituiscono un capitale di risorse umane da non perdere.
Un vero e proprio patrimonio, secondo la Fiaso, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, da impegnare a tempo indeterminato presso strutture sanitarie pubbliche. Due le proposte avanzate.
La stabilizzazione per chi ha maturato 12 mesi entro il 2022, oppure, 36 mesi entro il 2024.
I sindacati auspicano una soluzione definitiva che, consenta ai medici e agli infermieri della pandemia, di essere confermati, soprattutto per il lavoro svolto e l’impegno profuso a 360 gradi e 24 ore su 24, con turnazioni impossibili allo stremo delle forze.
Valori che non possono essere relegati al solo momento pandemico, ma che vanno recuperati e inseriti nella pianta organica della sanità.
Ovviamente, solo il governo potrà porre in essere la stabilizzazione a tempo indeterminato e rispetto alla quale, si trova sostanzialmente d’accordo il mondo sanitario nazionale.
Dunque, passi concreti per salvare un “capitale umano” che ha dimostrato di essere all’altezza della situazione.
Giuseppe Colamonaco