Uno studio pubblicato sull’European Journal of Clinical Investigation, frutto della collaborazione fra Sapienza Università di Roma, Cnr, Università di Torino, Istituto Italiano di Medicina Genomica di Candiolo e IRCCS Neuromed, ha mostrato che le sigarette a tabacco riscaldato potrebbero avere effetti sulla salute sovrapponibili a quelli delle sigarette tradizionali.
L’uso dei dispositivi elettronici per il fumo di tabacco è in rapido aumento, e molti giovani si avvicinano al tabagismo utilizzando questi dispositivi in maniera esclusiva. Il mercato del tabacco è coperto per il 3% da questi dispositivi, e questo dato aumenterà al 30% entro il 2025 secondo gli analisti di mercato.
Il fumo di tabacco è un noto fattore di rischio per diverse malattie, mentre gli effetti sulla salute delle sigarette elettroniche, definite “prodotto a rischio modificato”, sono ancora in corso. Pertanto la consapevolezza delle conseguenze da consumo di tabacco attraverso i dispositivi elettronici a riscaldamento controllato è bassa, sia all’interno della comunità scientifica che nell’opinione pubblica. Le evidenze raccolte infatti sono limitate e molti dati, spesso controversi, sono stati rilasciati dalle stesse multinazionali del tabacco.
Da qui nasce la necessità di studi osservazionali finalizzati a comprendere se gli effetti sulla salute, ormai noti per le sigarette tradizionali, possono essere applicati anche ai nuovi dispositivi a tabacco riscaldato.
Un recente lavoro pubblicato sull’European Journal of Clinical Investigation da un team di ricercatori della Sapienza Università di Roma, Cnr, Università di Torino, Istituto Italiano di Medicina Genomica di Candiolo e IRCCS Neuromed, ha osservato, tanto nei fumatori di sigarette tradizionali, che in quelli di sigarette elettroniche, cambiamenti nel profilo dei microRNA circolanti, le molecole di RNA che hanno un ruolo patogenetico nei tumori e nelle malattie cardiovascolari.
La sperimentazione è stata condotta sui sieri di un gruppo molto omogeneo di fumatori sani e giovani, reclutati tra il 2019 e il 2020 per lo studio SUR-VAPES Chronic, condotto dalla Sapienza. Il campione era composto da 20 soggetti che facevano uso esclusivo di sigarette tradizionali a combustione, 20 che facevano uso di sigarette “heat-not-burn”, ovvero a tabacco riscaldato, e 20 soggetti non fumatori.
Dall’analisi dei risultati i ricercatori hanno riscontrato cambiamenti nel profilo dei microRNA circolanti nel siero di entrambi i gruppi di fumatori, con una sostanziale sovrapposizione nell’elenco dei microRNA deregolati e dei loro target. Circa un terzo dei microRNA variabili era, infatti, in comune tra i fumatori di sigaretta tradizionale e quelli di sigaretta a tabacco riscaldato.
I dati mostrano per la prima volta che anche i dispositivi elettronici a tabacco riscaldato, considerati prodotti a rischio modificato, influenzano i microRNA circolanti in modo simile alle sigarette tradizionali a combustione. Pertanto, le conseguenze dei due tipi di fumo sui microRNA circolanti sono molto probabilmente sovrapponibili.
“La nostra nuova osservazione ha molteplici implicazioni – commenta Isotta Chimenti del Dipartimento di Scienze e biotecnologie medico-chirurgiche della Sapienza. – L’uso delle sigarette a tabacco riscaldato non può essere considerato più sicuro delle sigarette tradizionali a combustione per gli effetti sui microRNA circolanti, molecole con ruoli biologici nella segnalazione endocrina. Questo studio quindi richiama l’attenzione anche sull’uso di prodotti a rischio modificato”.