Il personale sanitario non è un bersaglio, ma un insieme di professionisti pronto ad aiutare il prossimo. Purtroppo, medici, infermieri ed oss, sono vittime, spesso, di aggressioni. I numeri non sono confortanti e la situazione tende sempre più a peggiorare.
L’ultima aggressione in ordine cronologico è quella avvenuta al pronto soccorso dell’ospedale Giuseppe Moscati di Aversa, lunedì scorso intorno alle 21,30. Un uomo, insieme ai suoi familiari, in attesa al triage, per essere visitato, è andato in escandescenza, perché chiamato con presunto ritardo. Adirandosi, ha rotto il vetro di una porta per accedere al pronto soccorso, e raggiungere il personale sanitario, ma grazie all’intervento di una guardia giurata, è stato fermato. La tempestiva azione ha evitato il peggio, la guardia giurata si è infatti frapposta coraggiosamente tra l’uomo ed i sanitari. Successivamente sono stati allertati i carabinieri che, giunti sul posto, hanno identificato l’uomo. È questa una delle tante storie di cronaca che si verificano nelle strutture ospedaliere italiane e che non sono più tollerabili.
La Croce Rossa Italiana, da alcuni anni, sta affrontando l’argomento, con la campagna di sensibilizzazione gli operatori sanitari “Non Sono un Bersaglio”. Si tratta di un vero e proprio appello lanciato in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, un grido di allarme di una situazione che, con l’avvento della pandemia, sembra paradossalmente ancor più aggravarsi. L’organizzazione mondiale della sanità, ritiene che il rischio di violenza per gli operatori sanitari, a livello globale, sia in crescita, dall’8% al 38% nell’arco della propria carriera professionale. Inoltre, il Covid-19, la carenza di personale e le tensioni sociali, hanno innalzato il livello di violenza contro gli operatori sanitari, le strutture ed i mezzi di soccorso. Violenze verbali e fisiche che, sempre spesso, prendono di mira il comparto sanitario.
I numeri pubblicati nell’ultimo report, dicembre 2021, sulle aggressioni, sono poco rassicuranti. Basta andare sul portale della Croce Rossa per rendersi conto di cifre allarmati, i dati forniti da Cgil Fp, Inail, Istat e Osservatorio Cri, sono davvero preoccupanti.
“Ogni anno in Italia si contano 1200 atti di aggressione ai danni dei lavoratori della sanità. Nel 70% dei casi le vittime delle aggressioni sono donne. – si legge dal sito Cri – Gli scenari delle aggressioni: al primo posto troviamo i Pronto soccorso, i reparti di degenza, gli ambulatori, gli Spdc (Servizio psichiatrico Diagnosi e Cura), le terapie intensive, le ambulanze del 118, le case di riposo e i penitenziari. Le tipologie di violenza: il 60% sono minacce, il 20% percosse, il 10% violenza a mano armata e il restante 10% vandalismo. Chi commette violenza: Il 49% sono i pazienti, il 30% i familiari, l’11% i parenti e un 8% sono gli utenti in generale. Le fasce orarie: i momenti più a rischio sono i turni della sera e della notte. La categoria maggiormente colpita risulta quella degli ausiliari sanitari (57.9% delle vittime nel 2016). Si riduce negli anni la quota di infermieri (da 23.5% a 14.5%), rimane costante la quota di medici (2.4%-2.6%). Aumenta la percentuale di personale tecnico (da 4.8% a 20.6% nel 2016). Esiste comunque una difficoltà a reperire dati reali che rappresentino la situazione attuale perché spesso l’operatore sanitario rinuncia erroneamente a denunciare. Eppure tra il personale sanitario quasi un infortunio su 10 è per aggressione”.
Giuseppe Colamonaco