Il mondo sanitario italiano vede le donne primeggiare rispetto ai colleghi uomini. A dirlo la Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere), oltre il 60% del personale è in servizio, ma poche ai vertici. La federazione, aggiunge: “Solo il 22% del management è donna: promuovere parità di accesso agli incarichi dirigenziali e ripensare l’organizzazione per garantire la conciliazione vita-lavoro”.
“La stragrande maggioranza del personale in servizio nelle asl e negli ospedali, oltre il 60%, infatti, è di sesso femminile. Le donne, dunque, sono già nei fatti, come testimoniano i numeri, protagoniste della sanità”. Così il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore, a margine del suo intervento nel corso della Convention della Community Donne protagoniste in sanità in corso a Bologna.
“In pochissime, tuttavia, ricoprono ruoli di vertice: basti pensare alle direzioni generali nelle quali solo il 22% del management è donna – riflette il presidente Migliore -. Occorre lavorare su due fronti: promuovere la parità di accesso agli incarichi dirigenziali ma anche ripensare l’organizzazione del lavoro in maniera che possa garantire la conciliazione dei tempi vita-lavoro. La carenza di personale, spesso, costringe a sobbarcarsi turni e straordinari che lasciano poco spazio per combinare le esigenze della vita privata e quella lavorativa. E a subirne le conseguenze sono quasi sempre le lavoratrici. Occorre anche per questo investire sul personale nel servizio sanitario nazionale che in 10 anni si è ridotto del 6%. A fare la differenza potrà essere anche il digitale, che nel Pnrr riceve una grossa quota di finanziamenti, che consentirà di sviluppare la telemedicina permettendo al paziente di essere assistito a domicilio. Bisognerà inoltre valorizzare, per quelle figure che lo consentono, l’esperienza dello smartworking che ha dimostrato durante la pandemia la sua efficacia”.