“Il passaggio alla dipendenza farebbe saltare la capillarità dell’assistenza: le Regioni avrebbero difficoltà a garantire a ogni medico dipendente un ambulatorio attrezzato e personale adeguato in ogni angolo del Paese”. È questo, in sintesi, il pensiero dei vertici della Federazione nazionale dei medici italiani.
Diversamente, rispetto all’ipotesi dipendenze, converrebbe “far entrare i medici di famiglia nelle Case di comunità, attraverso le loro forme associative”. È questa la proposta del presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, per realizzare il Dm 77, sugli standard dell’assistenza territoriale. Garantendo, così, da una parte, un’adeguata presenza dei medici nelle Case di Comunità. E salvaguardando, dall’altra, la capillarità dell’assistenza e il diritto del cittadino alla libera scelta del suo medico di fiducia.
“Non è certo la natura giuridica del rapporto di lavoro – afferma Anelli – a pregiudicare la gestione delle Case di comunità da parte dei medici di medicina generale. L’eventuale passaggio dalla convenzione alla dipendenza, periodicamente ventilato come panacea e soluzione a tutte le criticità che affliggono il Servizio sanitario nazionale, infatti, avrebbe bisogno comunque di un contratto nazionale di lavoro, che disciplini i compiti e le funzioni dei professionisti. Perché, allora, non sottoscrivere un contratto che realizzi il Dm 77, consentendo ai medici di medicina generale di entrare anche nelle Case di comunità con le loro forme associative? Questa sarebbe una soluzione concreta, anziché avventurarsi in modelli di cui non è dimostrata una reale efficacia e che presentano invece rischi evidenti: non poter più garantire la libera scelta del cittadino, quel rapporto continuativo di fiducia che è alla base dell’alleanza terapeutica e della riuscita dei percorsi di prevenzione e cura, nonché la capillarità della presenza del medico in ogni angolo del Paese. Le Regioni avrebbero infatti difficoltà a garantire un ambulatorio attrezzato e il personale adeguato a ogni medico di assistenza primaria dipendente”.
“Il contratto che stancamente si trascina – conclude – è antecedente al Dm77. L’auspicio è che si chiuda finalmente l’accordo collettivo relativo al triennio 2019-2021, per poter iniziare, con le Organizzazioni sindacali, la trattativa per l’accordo collettivo nazionale 2022-2024, che preveda l’applicazione del Dm77”.