Leggo un whatsapp di una paziente: “Scusi, avevo dimenticato di dirle che ho sognato di vivere la guerra”, due giorni dopo, il 24 febbraio 2022 la Russia invade la regione del Donbass in Ucraina, un paese dell’Europa, lo scrivo questo per potermelo ricordare, nell’assurdità del progresso tecnologico e scientifico, dell’utile frivolezza dei social, a poco più di tremila chilometri dalla tranquillità del luogo in cui scrivo, molto più vicino del posto in cui sono stata in vacanza l’ultima volta; un paese europeo viene attaccato da una superpotenza militare.
In un’altra regione d’Italia, l’inconscio della mia giovane paziente, che seguo on line, in questa modalità ormai così consueta e ordinaria, assorbe ciò che le orecchie odono e gli occhi vedono, mescola notizie e immagini delle ultime settimane al turbamento interno, le sue angosce con i volti al tg, carri armati con le voci di dentro, auto in fila ed elenco di paure. Chi è la Russia e chi è l’Ucraina? Chi attacca e chi soccombe? Chi invade e chi resiste?
In quel sogno la giovane paziente si sente in allarme, perseguitata, come se da un momento all’altro dovesse proteggersi, stare nascosta perché qualcuno sta per farle del male. E in veglia è lo stesso: se passa davanti a un gruppo di persone e le sente ridere è convinta che stiano ridendo di lei, se tossiscono è per allontanarla o per far notare ad altri la sua presenza, dunque osservazioni o eventi insignificanti hanno un significato speciale che la riguarda; sul posto di lavoro i colleghi la deridono, si scambiano sguardi e ogni loro azione è volta a metterla in difficoltà, alla prova o in cattiva luce, ovunque vada già la conoscono e viene tratta con diffidenza o evitata. Impossibile per chiunque convincerla del contrario.
Così come viene bombardata Odessa, assediato l’aeroporto di Kiev, presa la centrale nucleare di Chernobyl, parti della giovane paziente vengono attaccate: la sua moralità, l’integrità, l’identità.
La Russia prende spazio oltre i suoi confini attraverso l’invasione di queste zone e lei per evitare lo sgretolarsi interno respinge lo svago, le amicizie, la socialità. La spensieratezza non è più cosa della sua età. A tratti invece attacca a sua volta, con rabbia, per difesa. Nulla della realtà giustifica tali pensieri, eppure ne è pervasa. Talvolta però i collegamenti tra gli eventi le appaiono fumosi, ha il dubbio che le violenze emotive subite siano frutto di una sua interpretazione e allora come psicoterapeuta a quel dubbio mi aggrappo e lo custodisco, poi glielo mostro come fosse la cosa più preziosa che si possa trovare e se non dovesse bastare cerco degli alleati che plachino questa inquietudine perché è difficilissimo spostare su altri argomenti, la guerra dentro è una calamita con una forza magnetica potentissima.
Dr.ssa Vincenza Avallone – Psicologa, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta,
Gruppo analista.